LETTERA APERTA A ROBERTO SAVIANO
di Ennio Bordato
Egregio Signor Saviano,
aspettavo con curiosità il Suo monologo su Beslan. Lo aspettavo perché parlare di quella tragedia disumana è non solo giusto, ma necessario. E' doveroso. Parlare e spiegare all'Italia ciò che veramente è accaduto e perché è accaduta la Strage dei Bambini di Beslan, è aiutare quei bambini e quella popolazione a non essere dimenticati. Ma ascoltandoLa mi ha profondamente deluso.
Ho visto un monologo meccanico e senza cuore. Senza partecipazione. Certo la prima parte iniziava ad entrare nel vivo della storia ma poi, via via il racconto finiva nell'unico finale possibile per il telespettatore italiano, che da anni sente raccontare una Russia che non esiste: la colpa della morte dei bambini di Beslan è solo ed unicamente della Russia. Dal suo scenario sparivano piano piano i terroristi, le atroci sofferenze, le titubanze, le incertezze, le paure, le tremende responsabilità e restava solo ed unico attore responsabile la Russia
Il monologo iniziava dalla Cecenia. Mi permetta Sig. Saviano: la Cecenia con Beslan non c'entra proprio nulla. Semmai si doveva raccontare dell'Ingushetija e della tragedia dei primi anni duemila dove i due popoli osseto ed inguscio soffrirono sanguinosi scontri interetnici. Forse si sarebbe potuto definire un quadro più veritiero sulle motivazioni che avevano spinto i terroristi (ingushi) a prendere parte a quella azione folle e criminale.
Ho deciso di guardarla perché mi aveva davvero molto colpito la Sua affermazione all'Ansa quando spiegava che la Sua decisione di parlare di Beslan era dovuta alla volontà di "unirci a quel mondo della dissidenza" (si proprio dissidenza ...) russa". Forse Saviano Lei è in possesso della macchina del tempo ? Si perché affermare che nella Russia del 2012 vi sia una "dissidenza" vuol dire agire senza conoscenza della realtà. Senza ricordare che la "dissidenza" si è conclusa nel 1991. La Russia di oggi è una realtà certo assai complessa e dura, ma proprio per questo avrebbe bisogno di essere approcciata con cautela, con studio, con la cautela che serve a capirla e farla capire. E questo ancor più, mi scusi il gioco di parole, quando si parla della parte più complessa della enorme complessità russa: il Caucaso.
Non un accenno ai mandanti che risiedono ancora liberi (non certo a Mosca ne a Groznij, ma in una delle tante "democratiche" nazioni europee). Ma tant'è, parlar male della Russia (senza conoscerla ne aver voglia di capirla) è ormai uno sport nazionale e quasi sempre anche ben remunerato.
Molte le incertezze e le dimenticanze nel Suo monologo. Nessun cenno alle forze della sicurezza della scuola ammazzati come animali nei primi istanti della presa degli ostaggi. Erano russi ed osseti. Nessun cenno alle vittime delle forze speciali russe, gli Al'fa e i Vympel, che morirono nel tentativo – certo approssimato data la situazioni caotica seguita alla prima esplosione e dopo tre giorni senza cibo ed acqua ammassati come bestie nella tristemente famosa palestra - di salvare più ostaggi possibile. Ma dalle Sue parole queste vittime diventano carnefici. Le stesse mamme che criticano il potere – giustamente – ogni anno ringraziano le forze speciali per l'aver salvato centinaia di ostaggi, centinaia di bambini. E sul monumento agli Speznas nel cimitero dei bambini di Beslan ci sono sempre fiori freschi portati dalla gente di Beslan
Signor Saviano noi a Beslan ci siamo stati davvero. Abbiamo accolto a Trento, per primi al mondo e a pochi giorni dalla inumana strage, oltre sessanta ex ostaggio di Beslan (trentatre bambini e trenta adulti) e per due mesi, grazie ad un gruppo di Psicologhe dell'Università di Padova (che hanno prestato il loro aiuto gratuitamente) ed alla provincia Autonoma di Trento. Li abbiamo aiutati a voler ancora bene alla vita, ad avere ancora fiducia nel prossimo. Noi dal 2005 al 2009 abbiamo realizzato un progetto di sostegno psicologico ai bambini e alla popolazione di Beslan che si è ultimato con un DVD interattivo distribuito gratuitamente alla popolazione per aiutarla, quotidianamente, a superare il trauma terribile – ancora presente - di quella palestra, di quella scuola ...
Per questo ed in rappresentanza dell'Italia vera e solidale ho il grandissimo onore di aver ricevuto la Cittadinanza onoraria della città di Beslan. Per aiutare concretamente quei bambini e quella gente ancora prosegue il nostro rapporto con quella realtà drammaticamente ferita e delusa anche da chi, come Lei, crede che una sera ed una televisione possa far conoscere in pochi minuti il Mondo al telespettatore.
Ci risparmi per favore ulteriori proclami e narrazioni sgangherate e parziali come quelle su Beslan. E cerchi di ricordare le responsabilità – tutte – non dimenticando coloro i quali hanno tentato di far esplodere il Caucaso russo, cercando di far impazzire (e quasi ci sono riusciti) un intero popolo, il popolo osseto. E con il popolo osseto, la Russia intera.
Mi permetta, da ultimo, una domanda: la Sua narrazione somiglia molto al racconto del volume "Un bicchiere di acqua fresca, Cronache da una Russia solidale e sconosciuta" che la nostra Associazione ha inviato al Signor Fazio qualche settimana fa. Se non è così mi scuso, ma se ciò è vero perché non citare la fonte ?
Se vuole sono a Sua disposizione per raccontarle la vera storia di Beslan. Il resto è spettacolo e non dei migliori.