ESSI (I PITTORI RUSSI DEL PRIMO DECENNIO POST-RIVOLUZIONARIO) VIVEVANO SOPRA UNA MONTAGNA E PER PRIMI VEDEVANO IL VENTAGLIO DELL'AURORA (KAMENSKIJ)
UBRIACATI DA UN'ENTUSIASMO STRARIPANTE AVEVANO COME SCOPO IL FUTURO E FONDAVANO LA LORO FEDE SU UN'UTOPIA (OLGA ŠRICHIREVA)
Avant-gard: termine francese composto, che entra inizialmente nel gergo militare del XII secolo per indicare coloro i quali combattevano in prima linea, agli avamposti. Dal XVI secolo in poi il termine comincia ad essere usato in senso figurato, anche nell'arte e nella letteratura, per indicare una "posizione ideologica, artistica, tecnica molto avanzata".
L'Avanguardia russa dell'inizio del Novecento è un movimento che difficilmente può essere definito in termini spaziali e temporali, e che poco può essere circoscritto in termini di stile e contenuto. Tuttavia il movimento, che ha dato i natali a celebri artisti tra cui Chagall, Kandinskij, Tatlin e Rod?enko per citarne alcuni, è caratterizzato principalmente dal distaccamento dell'arte (soprattutto figurativa) dalla tradizione accademica classica per approdare ad esiti nuovi, inaspettati e multiformi.
Benché nata in un clima di forti contraddizioni sociali e di strappi radicali alla tradizione, l'Avanguardia artistica russa ha la capacità, almeno in principio, di rimanere lontana dalle vicende politiche contemporanee. Gli artisti non si spendono in prima linea nelle dispute sociali ma, piuttosto, interpretano il proprio tempo dando vita a nuovi universi artistici.
L'incipit del cammino che porta all'Avanguardia può essere probabilmente datato 1863, anno in cui il pittore Ivan Kramskoj riunisce un gruppo di 13 artisti chiamati Peredvižniki (gli Ambulanti), originariamente appartenenti alla celebre e potente Accademia di San Pietroburgo, e con essi organizza una serie di mostre itineranti per far circolare l'arte anche al di fuori della capitale. L'arte comincia così ad avere un connotato meno elitario e a dimostrare un nuovo impegno politico – sociale.
Molti anni dopo, nel 1907, compare il Neo-primitivismo, rappresentato dal "Vello d'oro", gruppo di cui facevano parte, tra gli altri, Michajl Larionov e Natalja Gon?arova. Il Neo-primitivismo si propone di sviluppare un linguaggio trasversale a varie culture presenti in Russia: quella ucraina, quella georgiana e quella ebraica, in nome di un'arte che rappresenti il popolo russo, soprattutto quello contadino. Il tema del folklore e delle radici della cultura russa è un tema che viene a più riprese fatto emergere nell'arte dell'Avanguardia. Non vi è però in questo alcuno scopo populista: l'intenzione è piuttosto rappresentare la vita quotidiana della gente comune in un modo non banale, con uno stile nuovo. Quasi a voler fissare nel tempo il nucleo di una società che la storia sta trasformando, gli artisti russi cercano di farsi carico della cultura del proprio popolo per farla sopravvivere. L'artista sente la necessità di spogliare dei fasti accademici il proprio linguaggio, e di ritrovare la semplicità e l'immediatezza dell'arte popolare.
Da queste prime coraggiose forme di rottura con il passato stilistico e di continuità con la tradizione culturale si diramano in rapida successione molteplici correnti notevolmente diverse nello stile le une dalle altre e, tuttavia, indissolubilmente unite da un'unica appassionata tensione verso il futuro.
Nasce il Fante di quadri, organizzazione ispirata allo stile dell'arte francese coeva, a cui partecipano tra gli altri Chagall, Popov, Malevi?, Larionov e la Gon?arova.
L'opera d'arte diventa, come mai prima, espressione diretta della personalità che la produce e che ne formula la teoria antistante. Le regole vanno ripensate, adattate alla nuova era: la Natura non è più la scenografia da imitare. Il palcoscenico è la vita stessa.
Lo stimolo al rinnovamento stilistico che guida gli artisti dei primi vent'anni del secolo scorso porta all'abbandono quasi totale del figurativismo classico e alla sperimentazione di un'espressività nuova e spesso molto personale. Le linee tendono all'infinito, abbracciano i colori e spesso confluiscono in un cosmo di sensazioni. Più le forme si fanno abbozzate e più l'arte tende all'essenziale: si spoglia della sovrastruttura accademica e, in certi casi, diviene pura astrazione (v. Kandinskij).
La ricerca continua e ossessiva della sintesi conduce taluni artisti a confrontarsi con la geometria, mondo nel quale l'immaginario poetico prende le sembianze di linee, cerchi e parabole. Ma questa tendenza va ben lungi dal ricalcare il gusto cubofuturista, appannaggio dei colleghi europei: essa porta Kazimir Malevi?, maestro del Suprematismo, a dare un valore assoluto alla forma geometrica e a consegnare alla storia il suo quadrato nero del 1915, summa del suo credo, punto 0 (o forse punto ultimo?) della creazione.
Accanto alla rivoluzione sociale in atto, gli inizi del Novecento vedono protagonista anche l'evoluzione scientifica, che diviene oggetto di ricerca anche di artisti interessati alla materia e alla costruzione: nascono così diverse correnti di cui la maggiore è senz'altro il Costruttivismo. Tatlin, Leonidov e Rod?enko sono tra i più eminenti rappresentanti del genere: con un vero entusiasmo per architetture avveniristiche e costruzioni artistiche ispirate all'industria approdano a sperimentazioni ancora imbattute di puro stile futurista in chiave russa.
L'Avanguardia vera e propria si esaurisce forse già alla fine degli anni Venti, quando ha ormai perso la foga rivoluzionaria ed inizia a zoppicare: l'arte, che all'inizio del secolo intendeva recuperare una funzionalità sociale perduta ed abbandonare un certo manierismo snob, viene duramente criticata dal potere in ascesa per i suoi eccessi nell'astrattismo che la rendono incomprensibile alle masse e, di conseguenza, elitaria. La riduzione delle idee a forme geometriche semplici ed intuitive finisce così per essere un'arma a doppio taglio o forse, piuttosto, un alibi per essere repressa.
Luna?arskij, alla guida del Narkomprop, si rende conto che tuttavia la forza dell'Avanguardia può essere utilizzata per i fini del Partito e, a poco a poco, se ne appropria. Nel 1932 vengono chiusi i circoli artistici e nel 1934 il discorso di Ždanov alla Sojuz pisatelej segna il passaggio inevitabile e incontrovertibile all'unico stile possibile: il Realismo socialista. La libertà della forma che ricercavano gli artisti dell'Avanguardia viene soppressa e, con essa anche la ventata di novità e di cambiamento a cui essi avevano aspirato. L'arte torna ad essere puramente figurativa, e con un unico soggetto rappresentabile: il Socialismo.