La Seconda Guerra Mondiale in Ucraina, fra prospettive nazionali, collaborazionismo e fedeltà all'URSS
L'Ucraina fu il campo di battaglia in cui con maggiore accanimento si combatterono le sorti della Seconda Guerra Mondiale: qui le perdite di vite umane e le distruzioni furono pesantissime. Inoltre, anche gli stessi Ucraini si divisero drammaticamente, a sostegno di opzioni antitetiche: alcuni prospettarono una soluzione nazionale –che non disdegnò forme di cobelligeranza coi nazisti-, altri combatterono come partigiani al fine di preparare il terreno alla revanche sovietica. L'eredità di questa lotta pesa ancor oggi nel dibattito storiografico.
L'Ucraina fra la conclusione della Prima Guerra Mondiale e il Patto Molotov-Ribbentrop
Al termine della Prima Guerra Mondiale, i territori rivendicati in termini storici e culturali quali appartenenti alla nazione ucraina continuarono ad essere scissi entro diverse statualità pure se, dopo la caduta degli Imperi di Ancien Régime, questi soggetti dominanti erano del tutto nuovi, o radicalmente rinnovati: l'Ucraina occidentale, ucrainofona e a maggioranza uniate, entro il cui territorio era ricompresa la Galizia Orientale (il "Piemonte ucraino"), passò a far parte della Polonia di Pi?sudski, mentre i territori orientali, russofoni e ortodossi, andarono a formare la Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina.
Permanevano irrisolti quei problemi che già nella seconda parte dell'Ottocento aveva evidenziato Drahomanov: l'emancipazione nazionale non si era compiuta, al pari di quella sociale, visto che gli Ucraini continuavano a costituire una comunità in prevalenza contadina (ad eccezione del Donbass, area fortemente industrializzata, soprattutto a partire dal tempo di Stalin), dotata di scarse élite e, all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, caratterizzata da un ancor basso livello di scolarizzazione – prima del radicale intervento a favore dell'istruzione operato dalle autorità sovietiche.
Già nel 1929, nella clandestinità viennese, un gruppo di intellettuali nazionalisti, egemonizzato da Konovalec, aveva fondato l'OUN (Organizacija Ukrajins´kych Nacionalistiv), allo scopo di fronteggiare la denunciata tendenza polonizzatrice messa in atto dal governo di Varsavia.
Nell'Ucraina socialista, invece, non solo dominava l'approccio internazionalista di matrice sovietica ma, in stretta continuità con il punto di vista ottocentesco della nazionalità ufficiale, gli Slavi-orientali tutti erano considerati parte di un'unica nazionalità "russo-comune", egemonizzata dall'elemento grande-russo: pertanto, Ucraini e Bielorussi, al di là di alcune aperture risalenti al tempo della "korenizacija" (l'"indigenizzazione", ovvero l'inserimento ai vertici di nuovi elementi autoctoni fedeli all'ideologia marx-leninista), vedevano depotenziata qualsivoglia rivendicazione di stampo nazionale.
Le tensioni intra-europee emerse nel corso della seconda parte degli anni Trenta fecero sì che, per effetto del Patto Molotov-Ribbentrop (settembre 1939), anche l'Ucraina occidentale passasse sotto il controllo di Mosca, mentre il resto della Polonia fu assoggettato dalla Germania hitleriana. Per la prima volta, dal tempo del Kievskaja Rus´, l'intera "Ucraina storica" –con l'aggiunta, nel '40, di Bessarabia e Bukovina settentrionale- venne a trovarsi ricompresa all'interno di un'unica statualità, sia pur in veste di Stato federato.
La Seconda Guerra Mondiale era ormai alle porte...
L'Ucraina nella Seconda Guerra Mondiale
Il biennio intercorso fra l'annessione dell'Ucraina occidentale all'URSS (ottobre 1939) e l'avvio dell'"operazione Barbarossa" (22/6/1941), caratterizzato dall'effimera allenaza fra la Germania nazista e l'URSS staliniana, fu caratterizzata dall'ucrainizzazione delle istituzioni –essenzialmente, in chiave anti-polacca in Galizia, e anti-romena in Bukovina: non si intendeva da parte sovietica concedere all'elemento ucraino un ruolo privilegiato, se non per mere e circostanziate ragioni di "divide et impera". Se all'università di Leopoli fu imposto l'insegnamento in lingua ucraina, questa misura non potè compensare la drammatica offensiva precedentemente portata dal potere nei confronti dei contadini ucraini che non volevano farsi inquadrare nelle fattorie di Stato (holodomor, 1932-'33), della cultura –anche- locale durante il Grande Terrore (per il caso ucraino si parla di "Rinascita fucilata"), e della Chiesa Uniate, sin dall'Ottocento fulcro dell'idea nazionale nelle aree rurali dell'Ucraina occidentale.
"Annicka", regia di Slup'skyj, 1965
Tortura subita da parte dei partigiani sovietici per mano dei banderovcy.
L'invasione dell'URSS da parte nazista, iniziata nel giugno del 1941, involontariamente agevolata dalle purghe staliniane degli anni precedenti, rese l'Ucraina e la Bielorussia il terreno in cui si confrontarono a lungo i due sistemi ideologici contrapposti, nella logica violentissima di una guerra totale. L'Ucraina, presto caduta nelle mani degli eserciti dell'Asse –i Magiari controllavano la Transcarpazia (Zakarpat´e), mentre i Romeni tornarono in possesso della Bukovina settentrionale e della Bessarabia (odierna Repubblica di Moldova)- misero in piedi un'amministrazione spietata, al cui vertice era preposto Koch, il più fanatico esecutore delle mire hitleriane.
continua....
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