Martedì 31 Gennaio 2012 23:15

La dolce "Madre-Ucraina" tra l'incudine e il martello: 1939 - '50

Scritto da  Andrea Franco
  • Stampa
  • Commenti (1)

La Seconda Guerra Mondiale in Ucraina, fra prospettive nazionali, collaborazionismo e fedeltà all'URSS

 

golodomorL'Ucraina fu il campo di battaglia in cui con maggiore accanimento si combatterono le sorti della Seconda Guerra Mondiale: qui le perdite di vite umane e le distruzioni furono pesantissime. Inoltre, anche gli stessi Ucraini si divisero drammaticamente, a sostegno di opzioni antitetiche: alcuni prospettarono una soluzione nazionale –che non disdegnò forme di cobelligeranza coi nazisti-, altri combatterono come partigiani al fine di preparare il terreno alla revanche sovietica. L'eredità di questa lotta pesa ancor oggi nel dibattito storiografico.

 

L'Ucraina fra la conclusione della Prima Guerra Mondiale e il Patto Molotov-Ribbentrop

 

Al termine della Prima Guerra Mondiale, i territori rivendicati in termini storici e culturali quali appartenenti alla nazione ucraina continuarono ad essere scissi entro diverse statualità pure se, dopo la caduta degli Imperi di Ancien Régime, questi soggetti dominanti erano del tutto nuovi, o radicalmente rinnovati: l'Ucraina occidentale, ucrainofona e a maggioranza uniate, entro il cui territorio era ricompresa la Galizia Orientale (il "Piemonte ucraino"), passò a far parte della Polonia di Pi?sudski, mentre i territori orientali, russofoni e ortodossi, andarono a formare la Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina.

Permanevano irrisolti quei problemi che già nella seconda parte dell'Ottocento aveva evidenziato Drahomanov: l'emancipazione nazionale non si era compiuta, al pari di quella sociale, visto che gli Ucraini continuavano a costituire una comunità in prevalenza contadina (ad eccezione del Donbass, area fortemente industrializzata, soprattutto a partire dal tempo di Stalin), dotata di scarse élite e, all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, caratterizzata da un ancor basso livello di scolarizzazione – prima del radicale intervento a favore dell'istruzione operato dalle autorità sovietiche.

Già nel 1929, nella clandestinità viennese, un gruppo di intellettuali nazionalisti, egemonizzato da Konovalec, aveva fondato l'OUN (Organizacija Ukrajins´kych Nacionalistiv), allo scopo di fronteggiare la denunciata tendenza polonizzatrice messa in atto dal governo di Varsavia.

monumento-fratellanza-ukraina-russiaNell'Ucraina socialista, invece, non solo dominava l'approccio internazionalista di matrice sovietica ma, in stretta continuità con il punto di vista ottocentesco della nazionalità ufficiale, gli Slavi-orientali tutti erano considerati parte di un'unica nazionalità "russo-comune", egemonizzata dall'elemento grande-russo: pertanto, Ucraini e Bielorussi, al di là di alcune aperture risalenti al tempo della "korenizacija" (l'"indigenizzazione", ovvero l'inserimento ai vertici di nuovi elementi autoctoni fedeli all'ideologia marx-leninista), vedevano depotenziata qualsivoglia rivendicazione di stampo nazionale.

Le tensioni intra-europee emerse nel corso della seconda parte degli anni Trenta fecero sì che, per effetto del Patto Molotov-Ribbentrop (settembre 1939), anche l'Ucraina occidentale passasse sotto il controllo di Mosca, mentre il resto della Polonia fu assoggettato dalla Germania hitleriana. Per la prima volta, dal tempo del Kievskaja Rus´, l'intera "Ucraina storica" –con l'aggiunta, nel '40, di Bessarabia e Bukovina settentrionale- venne a trovarsi ricompresa all'interno di un'unica statualità, sia pur in veste di Stato federato.

La Seconda Guerra Mondiale era ormai alle porte...

 

 L'Ucraina nella Seconda Guerra Mondiale

 

Il biennio intercorso fra l'annessione dell'Ucraina occidentale all'URSS (ottobre 1939) e l'avvio dell'"operazione Barbarossa" (22/6/1941), caratterizzato dall'effimera allenaza fra la Germania nazista e l'URSS staliniana, fu caratterizzata dall'ucrainizzazione delle istituzioni –essenzialmente, in chiave anti-polacca in Galizia, e anti-romena in Bukovina: non si intendeva da parte sovietica concedere all'elemento ucraino un ruolo privilegiato, se non per mere e circostanziate ragioni di "divide et impera". Se all'università di Leopoli fu imposto l'insegnamento in lingua ucraina, questa misura non potè compensare la drammatica offensiva precedentemente portata dal potere nei confronti dei contadini ucraini che non volevano farsi inquadrare nelle fattorie di Stato (holodomor, 1932-'33), della cultura –anche- locale durante il Grande Terrore (per il caso ucraino si parla di "Rinascita fucilata"), e della Chiesa Uniate, sin dall'Ottocento fulcro dell'idea nazionale nelle aree rurali dell'Ucraina occidentale.

"Annicka", regia di Slup'skyj, 1965
Tortura subita da parte dei partigiani sovietici per mano dei banderovcy.

 

L'invasione dell'URSS da parte nazista, iniziata nel giugno del 1941, involontariamente agevolata dalle purghe staliniane degli anni precedenti, rese l'Ucraina e la Bielorussia il terreno in cui si confrontarono a lungo i due sistemi ideologici contrapposti, nella logica violentissima di una guerra totale. L'Ucraina, presto caduta nelle mani degli eserciti dell'Asse –i Magiari controllavano la Transcarpazia (Zakarpat´e), mentre i Romeni tornarono in possesso della Bukovina settentrionale e della Bessarabia (odierna Repubblica di Moldova)- misero in piedi un'amministrazione spietata, al cui vertice era preposto Koch, il più fanatico esecutore delle mire hitleriane.

continua....


La radicalizzazione della conflittualità propria di questa fase comportò una frattura all'interno dell'OUN, alla morte di Konovalec: i nazionalisti della prima ora, emersi durante la Guerra Civile, presero a sostenere il moderato Mel´nyk (questi fu nominato uomo di vertice dell'organizzazione nel '39, nella Roma fascista), mentre le ali più estreme si coagularono intorno alla figura di Stepan Bandera.

benderaGli uomini di Bandera, in una prima fase, accolsero le armate di Hitler come liberatrici. Liberatrici, a loro giudizio, nei confronti del regime sovietico, di cui la maggior parte degli Ucraini occidentali non accettava le logiche di collettivizzazione delle campagne. Ben presto questi ultimi avrebbero avuto modo di sperimentare che, come programmato nel Mein Kampf, i nazisti li avrebbero trattati da "sottouomini", e cioè in un modo che avrebbe presto fatto rimpiangere la dominazione sovieica.

L'OUN, dapprima, organizzò il suo braccio armato nell'UPA (Ukrajins´ka Povstans´ka Armija), capeggiata da Šuchevy?, inquadrata nelle divisioni collaborazioniste "Nachtigall" e "Galizien". L'atteggiamento nazista, molto duro nei confronti della popolazione ucraina, alienò l'appoggio di parte della popolazione, la quale andò progressivamente ad ingrossare le fila delle brigate partigiane filosovietiche. La stessa UPA iniziò ad emanciparsi dalla dipendenza rispetto all'esercito nazista, per finire con il combattere contro di questo, oltre che contro l'Armata Rossa e l'Armija Krajowa (l'esercito nazionalista polacco). La popolazione dell'Ucraina occidentale visse sulla propria pelle il tormento di questa travagliata fase bellica: parte della gioventù si arruolò nella divisione nazista "Galizien", sulla quale gravano i sospetti di aver contribuito attivamente allo sterminio degli Ebrei di Kiev (fossa di Babyn Jar).

 

"Zalizna sotnja", regia di Jancuk, 2004
In questo episodio: Zalizna Sotnja "Ja ne Moskal!", soldato ucraino dell'Armata Rossa diserta e si schiera al fianco dei banderovcy.


L'uscita dalla guerra: la sovietizzazione dell'Ucraina

 

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Ucraina si trovò in ginocchio, da un punto di vista materiale, al pari della Bielorussia e della Russia occidentale -la quale aveva dovuto subire i terribili assedi di Leningrado, Mosca e Stalingrado. Si stima che circa 12/14 milioni dei 25/27 milioni di caduti sovietici fossero cittadini ucraini. Molte delle città giacevano in uno stato di completa rovina. Molte delle minoranze storiche erano state ridotte numericamente (gli Ebrei, ma anche i nomadi zigani), altre furono deportate (i Tatari di Crimea –benché la Crimea sarebbe entrata a far parte della Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina solo nel 1954) o lasciarono spontaneamente il Paese, per paura di ritorsioni (è il caso dei discendenti dei coloni tedeschi invitati nel secondo Settecento da Caterina la Grande). La popolazione complessiva della Repubblica Ucraina, nonostante le nuove acquisizioni territoriali, risultò non solo numericamente diminuita, ma drammaticamente "semplificata" dal punto di vista della composizione nazionale: alla multietnicità che ne aveva a lungo caratterizzato i territori ucraini finì con il sostituirsi, a guerra conclusa, una più pronunciata bipolarità ucraino-russa. La popolazione russa, concentrata soprattutto ad Est, sfiorava il 20% del totale, ed erano di suo appannaggio i ruoli di vertice politico-amministrativo; Russi (o Ucraini russificati) erano pure molti fra gli operai delle grandi aree industriali (Kiev, Char´kov e, soprattutto, il Donbass).

 

Molti tra gli oltre 2 milioni di cittadini ucraini deportati come lavoratori coatti in Germania, una volta rientrati a casa, finirono nei campi di lavoro organizzati dal regime staliniano allo scopo di "purificarsi" dalla contaminazione ideologica subita durante il periodo forzatamente trascorso fuori dall'URSS.

Al tempo della subitanea penetrazione nazista sin nel cuore dell'Ucraina, molte delle industrie locali furono smantellate, per essere poi ricollocate in maniera definitiva nell'area peri-uralica –in Baškirija, innanzitutto.

La Chiesa cattolica unita di rito bizantino-slavo (più semplicemente, la Chiesa Uniate) dell'Ucraina occidentale, sin da fine Ottocento faro del movimento nazionale ucraino, fu disciolta, e i suoi beni e i suoi edifici di culto furono incamerati dal Patriarcato ortodosso di Mosca, per espresso volere di Stalin: nonostante l'apertura data dal Metropolita Šeptyc´kyj alla causa della lotta antinazista, troppo forte era il sospetto di collaborazionismo nutrito da parte del potere sovietico nei confronti degli Ucraini occidentali e della loro Chiesa principale perché questi potessero passare indenni il redde rationem post-bellico.

 

"Neskorennyj" ( L´invitto)2000, regia di O. Jancuk
Giuramento dei banderovcy (esercito nazionalista ucraino) prima della battaglia.

 

La resistenza dell'UPA sarebbe durata ancora molto a lungo, fra la Transcarpazia e la Galizia orientale: benché la guerra fosse formalmente terminata, i nazionalisti dell'Ucraina occidentale provarono ad organizzare delle forme di contro-potere avverso a quello sovietico, e continuarono a resistere accanitamente tra i boschi sino alla morte di Šuchevy? (1950); gli "ultimi Giapponesi" avrebbero deposto le armi solo a metà degli anni Cinquanta, in piena età chruš?ëviana.

La guerra, una volta terminata, aveva conseguentemente favorito l'inquadramento dell'Ucraina –anche di quella occidentale, ben più riottosa- nel tessuto politico sociale dell'URSS. I giudizi storiografici dei vinti, invece, sarebbero riemersi nella pubblicistica della "diaspora" –in specie di quella direttasi in Canada, già terra di elezione per gli Ucraini sin dalla fine dell'Ottocento- e, dopo la caduta dell'URSS, nel 1991, pure nella memorialistica degli Ucraini rimasti nella patria divenuta indipendente per la seconda volta nella sua storia moderna, dopo l'effimero precedente legato alla temperie della Guerra Civile (1918-1921).

Last modified on Mercoledì 08 Febbraio 2012 10:36

Commenti 

 
0 #1 Natalia Ciobanu 2012-02-13 01:00
Citazione
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

Questo sito utilizza i cookie per gestire la navigazione ed altre funzioni. L'utilizzo di questo sito costituisce accettazione implicita all'uso dei cookie sul vostro dispositivo. Per maggiori dettagli e informazioni su come disattivare i cookies, leggi la nostre Informativa privacy.

Ho capito, accetto i cookies di questo sito.